Estati d’animo

Mi sono arrivati gli auguri di buon ferragosto.
Ma auguri di cosa?!

Io l’estate l’ho sempre vissuta in un altro modo, roba che il 15 agosto non c’è tempo di augurarsi una gran ceppa di minchia!

Io ero una di quelle che si svegliava la mattina di ferragosto con la perfetta consapevolezza di dover combattere.

Combattere nella sala del ristorante il Pelikano dove i ragazzini imbizzarriti si rincorrono lanciandosi bombe d’acqua.

Combattere per riuscire ad arrivare in orario a lavoro nel Centro Vacanze Oriente, dopo una notte insonne, dopo non aver sentito la sveglia e facendo l’autostop sulla litoranea.

Combattere contro i colleghi della Scogliera che ti rincorrono per lanciarti le secchiate d’acqua ghiacciata della cella frigorifera.

Combattere per arrivare viva la sera, ancora in piedi, ancora in forze per bere e schiantarsi sulla sabbia, alla luce di un falò di sconosciuti, ballando una canzone improbabile, dopo aver rubato una collana di fiori a chicchessia, rotolando sulla discesa della spiaggia del Crovatico.

Allora buon ferragosto un cazzo.

Siete forti, agguerriti, tremendamente euforici e schizzati.

Cantate, saltate, urlate.

Prendete una bottiglia di vino dopo il lavoro e scendete in spiaggia, chiacchierate, ubriacatevi della bellezza delle stelle, toglietevi i vestiti di dosso e lanciatevi in acqua anche se avete le mutande a pois bianchi e rossi e una foca stampate sul pube. Fatelo ancora ed ancora. Perchè tra qualche anno potreste svegliarvi incastrati a lavorare in un ristorante a Porta di Roma in mezzo a nà manica d’ancefalitici e potreste rimpiangere tutto quello stress, quella pesantezza, quella gente.

Quella bellezza.

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