Mi sono arrivati gli auguri di buon ferragosto.
Ma auguri di cosa?!
Io l’estate l’ho sempre vissuta in un altro modo, roba che il 15 agosto non c’è tempo di augurarsi una gran ceppa di minchia! Continua a leggere..
Mi sono arrivati gli auguri di buon ferragosto.
Ma auguri di cosa?!
Io l’estate l’ho sempre vissuta in un altro modo, roba che il 15 agosto non c’è tempo di augurarsi una gran ceppa di minchia! Continua a leggere..
Scusatemi un attimo, oggi devo parlare di una cosa.
Io sono di Vieste. 14.200 splendide anime agitate che vivono sulle rive Gargano.
Vieste, ridente località turistica d’estate, cittadina del cazzo d’inverno.
Arriviamo al punto.
I paesi esistono da sempre, piccole comunità, villaggi primitivi, non so se ho reso l’idea.
La mentalità da paese è unica e inconfondibile ovunque!
Ci sono i pettegolezzi, i pregiudizi, i ricchi che sperperano, gli onesti che arrancano sperperando e gli onesti che arrancano e basta. La politica che non va.
I rivoluzionari esistono da sempre. E con ciò non mi riferisco a quelli che impugnano un machete urlando contro il cielo. Intendo quelli che hanno la determinazione di seguire i propri ideali, le proprie convinzioni fino a realizzare i propri progetti.
Prendi i Big Foot, ad esempio, giovani rampanti che hanno creduto nei loro sogni e nelle loro idee per arrivare a fare una vera e propria rivoluzione. Dapprima un programma su OndaRadio, poi, sbandierando le loro convinzioni attraverso quello che è il proprio talento musicale.
Hanno portato buonumore, festa nell’estate garganica, oltre ad aver organizzato serate con belle personalità musicali. Hanno avuto l’appoggio di alcune attività commerciali per riuscire nell’organizzazione. Come pensiate abbiamo guadagnato la loro fiducia?
I Big Foot sono stati i primi? Saranno gli ultimi?
Voi dove siete?
In cosa credete?
Riuscite ad agire senza essere polemici o ridondanti, senza stare a ribadire ogni cazzo di giorno quanto duro sia combattere la mentalità paesana?
Avete deciso di riportare le chiappe al sud dopo l’università, dopo l’erasmus, dopo i viaggi in America, per fare la lagna tutti i giorni?
Invece, se riuscite a credere ancora in qualcosa, fatelo.
Il problema più grande dei vecchi, dei vecchi di Vieste, è proprio quello di guardare nel proprio piatto cercando di riempirlo a discapito di tutti.
Fate la differenza, siate uniti.
Siete più di quanti pensiate.
Una volta un vecchio che ha detto “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
E tu? Dove vai a cambiare?
Giusto il tempo di uno sguardo complice con papà, di un sorriso per mamma.
Qualche litrozzo di birrozza con sister, le chiacchiere per recuperare il tempo perso, le telefonate mai fatte, i segreti mai confidati.
Qualche pomeriggio passato in spiaggia da sola a riflettere con il rumore del mare di sottofondo.
Giusto il tempo di una notte passata a ballare sotto le stelle, con i piedi che ad ogni movimento sprofondano nella sabbia fredda, i sorrisi che non si spengono per tutto il tempo, le grida di frasi sbagliate di canzoni improbabili.
Giusto il tempo di salutare tutti e sentirsi chiedere ‘quando ci rivediamo?’ senza saper rispondere.
Che poi a pensarci bene, la vita è un pò una merda.
E’ settembre e io non sono pronta.
Sto qua seduta sul divano da ore. A mangiare qualsiasi cosa si trovi intorno a me e che io riesca a raggiungere con la punta delle dita.
Il mio primo giorno libero dopo un mese. Sono proprio una sfigata del cazzo, non so se mi spiego.
Se ve lo state chiedendo, si, sono sempre pallida come una palla da ping pong.
Ho finito di lavorare.
Spero di aver finito di incazzarmi per almeno 12 ore di fila.
Il lavoro estivo è stressante, ma ti insegna un sacco di cose, ad esempio ho imparato quanto possa essere difficile scegliere un pacco di patatine. Ma se non avete mai lavorato in un bar, non sapete cosa vi perdete. I genitori assecondano i figli come se dietro di loro non ci fosse fila fino al bagnasciuga.
La gente è matta. Ma vabbè, non l’ho scoperto io.
Riguardo la fine delle cose, ho una mia personalissima teoria, che ho appena denominato la teoria del cerotto.
Sono ripartita senza concedermi neanche il tempo di salutare tutti.
Ciao mamma e papà.
Ciao sisters e brother.
Ciao Pelikano Beach Club.
Ciao a tutti, sono MikelAlice, oggi ho dormito e sono felice.
Ma che ne sapete voi!
Andiamo in ordine di priorità.
Punto nuMMero 1.
Mamma, ho deciso che non mangerò più il pesce.
L’ho deciso ieri, dopo essere stata all’Acquario di Genova.
Si mamma, sono stata a Genova.
Punto nuMMero 2.
Tizi dell’Acquario di Genova, ma con tutti i soldi che vi fottete per tenere in mostra i pesci come se stessimo al circo, vasche più grandi no?
Cos’è, compattati sembrano di più e più grandi?
Se vi chiudessi io in una doccia 4×4 a fare la pubblicità del silicone sigillante a vita, con i ragazzini che battono le mani sul vetro e fanno foto al vostro pesce morto, avreste ancora il coraggio di esibire quel sorriso da cazzo?
Punto nuMMero 3.
A giorni scenderò a casa. La famigghia sarà già riunita ad attendermi e vorrei una Raffaella Carrà sulla porta ad annunciare il mio ritorno nel natio borgo, dopo sette mesi.
Vorrei fortissimamente, vorrei.
I fazzoletti li metto io, nel caso dovessero servire.
Comunque vi comunico che sono già pronta con l’etichetta con il nome sulla maglietta, per dare tempo a genitori e prole varia di abituarsi alla mia presenza.
Punto nuMMero 4.
A giorni tornerò a lavorare nella ridente Vieste. Dove tutti sono in vacanza, abbronzati, sorridenti e frustrati perchè c’è vento. Rassegnatevi e non venite a lamentarmi da me perchè se questo è il massimo del vostro dramma, spero vivamente che, per le vostre vacanze, becchiate la settimana più piovosa dell’estate!
Ora, prendete carta e penna e scrivete:
gli abitanti di Vieste, sono viestani, non viestesi o viestini o altre deformazioni che vi vengono in mente. Vie-sta-ni!
E, detto tra noi, viestesi va per la maggiore, quindi non sentitevi fighi a dirlo, non fa più ridere dal 1982.
Detto ciò, nel caso le nostre strade dovessero incrociarsi, sono certa che mi riconoscerete dalla lunaticità, oltre al fatto che la sera, io e il mio colorito da zombie risplenderemo sotto la luce della luna come un catarifrangente. Non voi, tutti abbronzati che vi confonderete al buio!
Ma questo già l’avevo detto.
Buone vacanze bella gente!
Ps Nel caso ve lo stesse chiedendo, il titolo non ha senso. E’ solo la canzone che ho in testa da giorni. La mia personalissima hit dell’estate.
Tralasciando la mia personalissima insofferenza verso l’inutile discussione, siamo qui riuniti per informare il gentil popolo che la primogenita diventa dottoressa. Ancora, e fortunatamente per l’ultima volta. Spero.
Siamo pronti? Siamo carichi??
Il pacchetto gioia e felicità include:
– uno splendido viaggio a/r verso l’Università del Salento (micaPizzaEFichi);
– due giorni a stretto contatto con l’allegra famiglia;
– numero indefinito ed indefinibile di domande del tipo: quando ti laurei, quanti esami ti mancano, quando hai gli esami, perchè non ti stai laureando anche tu oggi?
– numero indefinito ed indefinibile di sguardi complici con l’altra sorella (la gnocchettosa), con conseguente scambio di battute del tipo: ma perchè fa sempre le stesse domande? Ma dobbiamo rispondergli? Ma perchè gli rispondi ancora? Ignoralo, prima o poi smetterà. Cantiamo una canzone?
– una discussione pressochè incomprensibile in Genetica;
– pianti e lacrime a volontà;
– disidratazione;
– invidia per l’ambito secondo pezzo di carta;
– abbabbaggio mosche a volontà per le vie del salento;
– rientro nella sorridente Vieste, (indovina un pò? Ad abbabbare le mosche!);
– festeggiamenti per essere sopravvissuti alla guida spericolata di Ninì e alla simpatia travolgente dello struzzo.
Il quadro della situazione può sembrare inquietante, ma in realtà c’è stato di peggio. Vado ad impegnarmi nella stesura di un biglietto d’auguri, uno dei miei soliti, lungo quanto un rotolone regina, uno di quelli che per essere letti hanno bisogno di una mezza giornata di attenzione. Penso che opterò per decantarlo durante le ore di viaggio, tra un “guida piano”, “quanto manca per arrivare” e “fermati che devo fare pipì”. Quando staremo tutti in macchina e nessuno potrà scappare sfruttando futili scuse. Lo so, è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare! Per fortuna l’allegro coinquilino mi offre questo allegro sottofondo che aiuta a delirare meglio.
In un mondo ideale probabilmente il lavoro non sarebbe stressante. Non sarebbe estivo. Non sarebbe a pochi metri dal mare. Probabilmente non ti stancherebbe al punto da non farti fare neanche un bagno per tutta la lunga estate caldissima.
Nel mondo reale, il lavoro estivo è una rottura di coglioni! Ti spinge sull’orlo dell’esaurimento nervoso, mentre il cervello ribolle sotto il sole, sotto stress, sotto i capelli incolti!! I clienti pensano di avere a disposizione degli addomesticatori dei loro figli imbizzarriti! I clienti pensano di avere degli schiavi al loro servizio. I clienti pensano decisamente male!!
Io ho lavorato quest’estate. Ho lavorato abbandonandomi in un oblio di trascuratezza. Ho accentuato fino all’esasperazione la mia lunaticità. Ho costretto gente a sopportarmi. Sono stata costretta a sopportare gente. Ho ingoiato rospi e birra. Ho riso e sorriso. Ho risposto ai sorrisi di chi meno se lo meritava e di chi meritava quel qualcosa in più, che sono stata incapace di dare! Ho respirato il profumo del mare, l’odore della pizza, la puzza del sudore delle giornate infinite. Ho camminato senza arrivare mai da nessuna parte. Ho urlato, parlato, sussurrato e raccontato. A volte troppo, a volte troppo poco. Ho sognato, ho pensato, ho immaginato situazioni differenti. Momenti diversi. Parole migliori. Ho sperato che quei momenti arrivassero, ma tutto è finito e sono rimasta incapace di esprimermi.
Porterò dentro i sorrisi, le parole, gli sguardi e i visi di tutti i giovani (e meno giovani, come lo chef) che hanno lavorato con me. Si..porterò dentro anche l’immagine di Gianpaolo che canta Cocciante in giro per la sala!!
Pelikano Beach Club, stasera brindo a voi e a questa vita, pace, amore e gioia infinita!
Ho serie difficoltà di espressione, è almeno un’ora che cerco di scrivere una frase di senso compiuto. Questo è il meglio che sono riuscita a partorire. (è in italiano?)
Credo che mi prenderò qualche altro giorno per riattivare i collegamenti con il mio cervello, (ammesso che non sia evaporato!).
Vado a galleggiare al mare. Non fate battute in mia assenza!
C’era una volta, in un paese piccolo e lontano, un’estate. C’era il sole, c’era il mare, c’era un villaggio turistico e nel villaggio c’era un ristorante. Era un ristorante arredato tutto di bianco, con un’enorme vetrata che dava sulla spiaggia. In questo bel posto c’era chi lavorava. C’era una maitre, c’era un pizzation, c’era chi lavorava in cucina. C’era chi per caso si era trovato a lavorare lì. I giorni passavano in fretta, uno dopo l’altro, finchè finirono. Un bel giorno, era l’ultimo che avrebbero lavorato, mangiato, riso e discusso. Era l’ultimo giorno che sarebbero stati insieme. Quel giorno qualcuno scrisse una lista di cose che non le sarebbero mancate, una lista per razionalizzare. Fu un tentativo inutile di accantonare le emozioni.
A volte, di tutto quello che abbiamo passato, vale la pena di ricordare solo ciò che è stato positivo. E’ bello ricordare con un sorriso.
Razionalissima lista delle cose che non mi mancheranno dell’Ebbrodiblu Restaurant: