– Where are you from?
– I’m from Italy.
– Can I sing an Italian song for you?
– Sure!
Dover mi ha accolta così. Con un sorriso innegabile e l’abbraccio stretto di chi si è fatto carico del mio zaino per accompagnarmi in Ostello, dopo aver attraversato i paesaggi del Kent.
Dover è una città che si trova sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Una città che si tuffa nell’oceano dall’alto delle sue bianche scogliere.
Ho scoperto la sua esistenza grazie a WorkAway. Un sito di annunci internazionali, che mette in contatto viaggiatori, con ostelli, famiglie o fattorie. Le strutture cercano aiuto nella gestione delle loro faccende, offrendo in cambio vitto e alloggio. Offrendo la libertà di scegliere il periodo di permanenza, senza contratti, senza limitazioni.
Il White Cliffs Holiday Hostel, cercava qualcuno che l’aiutasse con la comunicazione online, e nelle attività quotidiane.
Ho speso quasi un mese per cercare di decidere dove andare. Le alternative erano tante e allettanti: Rotterdam, Siviglia, Gran Canaria, Faro, Santiago De Compostela e Dublino sono state una bella tentazione, ma la tranquillità di una città che sorride all’oceano ha vinto. Almeno per ora.
Appena lasciato lo zaino, dopo aver stretto mani e risposto a sorrisi illuminanti, Anthony, il gestore dell’Ostello, ha preso due Budweiser, le ha stappate, me ne ha passata una e dopo aver fatto un bel sorso, senza farmi domande, mi ha detto solo “tell me your story”.
Eravamo le sei e mezza del 26 Maggio, ed eravamo tutti seduti ai tavoli del pub, noi e gli altri ragazzi approdati qui con l’obiettivo di migliorare il loro inglese.
Così per la prima volta l’ho detto ad alta voce. “I have no plans for my future. I want to find my way”.
Lui ha sorriso, mi ha risposto “You rock girl!” E mi ha abbracciata forte.
Così forte da strizzare via tutte le ansie e riuscire a tranquillizzarmi.
Ad un paio d’ore da Londra, sto vivendo in un Ostello.
Un pub che al piano superiore ha le stanze da letto per gli ospiti. Le finestre affacciano sulla strada che porta alle famose scogliere. Una salita che culmina in distese di prati, dove tutto si spegne e diventa arrendevole.
Il mondo si tranquillizza per un po’ e quello che resta è solo la buona compagnia di chi cammina con me in silenzio e gli annunci di imbarco del porto che vedo in lontananza, dall’alto.
Come se l’oceano fosse lì ad aspettare che io decida il prossimo passo. Senza darmi fretta, ma accarezzando i miei pensieri con il vento fresco di queste giornate.
Eccomi.
Sono in equilibrio.
Almeno per ora, almeno per un po’.
che bel gruppetto! E complimenti per il coraggio… 😉
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Non complimentarti. Sono ancora in fase di assestamento. Tu dove sei?
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beh ci vuole coraggio anche solo per il salto! Io? Sempre lì, con le radici sempre più profonde.. ho anche una casa tutta mia ora, pensa un po’! 😀
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