Beata solitudo, sola beatitud

Il momento in cui torno a casa la sera e accendo Spotify, prima ancora di essermi tolta la giacca.
Quando mi sveglio e nell’altra metà del letto c’è il libro che sto leggendo e il mac tra le lenzuola.
Quando sul pavimento ci sono i vestiti della sera prima.
I ricordi sfocati di una notte.
Un sogno a metà.

Quando mi sveglio prima che radio Virgin inizi a cantare e resto tra le coperte a colorare cuori su Instagram.

Quando ballo da sola in camera e rido perchè se mi vedesse qualcuno sarebbe un momento imbarazzante.
Quando di notte ballo i Die Antwoord e la mattina mi sveglio con la dolcezza di De Andrè in testa.

Quando la sera prima di tornare a casa passeggio fino al Gianicolo, e resto lì immobile a godermi quel momento.
E mentre Roma luccica, io stringo il mio pensiero felice.

Quando dopo l’esame sono salita al Gianicolo, ho poggiato la borsa, ho alzato il volume del mio mp3 e il mondo si è fermato.
Solo un momento.
Solo per me.
E mentre i colori si facevano sempre più intensi ho chiuso gli occhi e respirato forte.
Ferma.
Impassibile.
Davanti ai tetti di Roma, nel posto più bello che c’è.

Terrazza del gianicolo

Quando ho ritrovato la mia leggerezza e ho capito di non volerla accantonare più.

Quando ho finito l’esame e ho chiesto la tesi.
Quando un 27 vale più di mille lodi.
La mia conquista.
Il momento che volevo.
Gli anni fuori corso che smettono di essere un male assoluto.

Quando tutto è stato perfetto, nonostante io non riesca ad immaginare la perfezione.

Quando passo in via Calandrelli e guardo il balcone della mia prima stanza a Roma.
Tutti i giorni con lo stesso sorriso.

Tutti giorni con un pensiero dolce.

Quando ripenso a tutte le volte che mi sono persa.
E a tutte quelle che mi sono ritrova.

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