L’A, Bi, Ci della comunicazione

Tratto dalla raccolta “Le Favole di MikelAlice“. Prima di leggere siete pregati di armarvi di fantasia e capacità interpretativa.

Un’organizzazione che intende promuovere una campagna di comunicazione deve rispettare delle regole basilari. Poche e semplici regole. Un’azienda deve avere un messaggio forte, chiaro e sensato da esprimere. Deve scegliere i suoi destinatari sulla base di determinate caratteristiche specifiche, in base agli obiettivi da raggiungere. Successivamente, deve decidere il migliore e più efficace mezzo di comunicazione per raggiungere il target di riferimento. Deve far in modo di attirare la sua attenzione senza infastidirlo, innervosirlo o offenderlo. Senza turbare la sua sensibilità.

Un’azienda cerca di guidare le scelte dei suoi potenziali clienti, cerca di rendersi comprensibile. Cerca di comunicare. A volte però le campagne di comunicazione, possono sbagliare qualche fase del processo. Magari il messaggio era giusto, ma vengono sbagliate le modalità o i mezzi con cui è stato veicolato. Magari il messaggio non era chiaro e il suo target non l’ha compreso fino in fondo.

Il problema della comunicazione del nuovo millennio, consiste sostanzialmente in un cambiamento del punto di vista dei comunicatori. I moderni mezzi di comunicazione, hanno messo gli esperti del settore di fronte ad uno scenario nuovo. Questi, fino ad allora abituati a lavorare secondo un modello comunicativo unidirezionale, in cui l’azienda parlava, il pubblico ascoltava, oggi, si trovano di fronte un pubblico più consapevole delle proprie scelte. Un pubblico critico. Un pubblico che ha bisogno di confrontarsi con le aziende, che non è più disposto ad accettare passivamente ciò che gli viene proposto. Insomma, un destinatario che non sempre ha un atteggiamento positivo nei suoi confronti. Un destinatario sfuggevole, disinteressato. Un destinatario che si sente libero di compiere le sue scelte e di affrontarne le conseguenze.

Le aziende devono essere pronte al confronto. Il pubblico deve essere predisposto al confronto. Bisogna trovare il modo, il mezzo e i messaggi giusti per mettere in collegamento due mondi apparentemente molto distanti, ma che in realtà vivono parallelamente la stessa realtà senza sfiorarsi. Entrambi devono trovare il modo di comunicare e capirsi, perchè oggi, l’unico modo per far funzionare i rapporti tra un’azienda e il suo pubblico è parlarsi, altrimenti questi potrebbero perdersi.

E come mi disse qualcuno, potrebbe non esserci un domani per arrivare finalmente a capirsi. Se il consumatore ha un rapporto d’amore con l’azienda, non può allontanarla in eterno.

Morale: i rapporti tra azienda e pubblici, non sono altro che lo specchio dei rapporti umani. Traete le vostre conclusioni, io mi sparo una puntata di Sex and the City!

8 pensieri su “L’A, Bi, Ci della comunicazione

  1. vediamo un po’….
    liberalizzazione = concorrenza
    concorrenza = pubblicità (anima del commercio)
    pubblicità = comunicazione di massa e in massa verso individui di diversa specie e natura
    marketing = selezionare e suddividere la clientela e proporre più pubblicità che colpiscano i diversi tipi di clientela
    un buon marketing deriva da una buona conoscenza del prodotto e di chi lo deve consumare…..
    un buon “uomo marketing” (che poi…vorrei capì perchè posso dire uomo marketing ad una donna..ma non posso dire donna marketing ad un uomo…) si cala nella realtà che deve pubblicizzare

    nella realtà quotidiana…più ascolto le persone e più le conosco, più probabilità ho di sapere come affrontarle e come farmi piacere 😀

    P.S. in economia: Arrivismo = rubare il giaciglio alla sorella….soprattutto se rischia di arrivare a casa più ubriaca di te 😀

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    • Nella MIA personalissima realtà quotidiana, più conosco le persone, più probabilità ho di sapere come evitarle! E’ chiaro che in quanto a rapporti umani, in questo periodo, non ci siamo proprio!

      Ps..in conclusione, mia sorella è un’arrivista!! Vado a comunicarglielo!! 🙂

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