Ammmm-mmuuuuu–ffffi-sco!

Gentile Professore Antonio S.,

sono una disperatissima studentessa del suo corso di economia aziendale. La volevo informare dello stato vegetativo in cui mi trovo a causa del suo esame. La mia organizzazione fa schifo, lo ammetto, (anche se  questo è un dettaglio), ma sto cercando di migliorare (e questa la uso come attenuante!), ma in ogni caso devo smettere di addossarmi tutte le colpe, quindi…è colpa sua e del suo esame! Probabilmente a lei non interessa, ma sinceramente, a me non interessa che a lei non interessi! Quindi…tiè!

Ho passato tre giorni consecutivi in pigiama. Sono uscita di casa solo per comprarmi il caffè. Tassativamente in pigiama. Sono quasi completamente sicura che verrò all’esame in pigiama, perchè ormai è parte di me. Io sono parte di lui. O se vogliamo vederla in un modo più romantico, non riusciamo più a vivere l’uno senza l’altra.

La mia stanza produce autonomamente acari della polvere, sicuramente combinando fattori produttivi complementari e strumentali…anche se non ho la più pallida idea di quali potrebbero essere… in ogni caso, mi ricorda tanto quelle fottute aziende dei suoi esercizi. Io sto cercando di stimare quale potrebbe essere il mio utile e il mio profitto se li iniziassi a vendere.

La mattina dell’esame, quando mi presenterò in aula con il mio fottuto pigiama rosa a fiori, e implorerò la pietà della corte, lei deve avere pietà di me. Mi deve fissare intensamente negli occhi, (cercando di non soffermarsi sul mio folto baffo), e deve dire che passerò quest’esame.

E ricordi-di-di-i-i-i..(finga di sentire l’eco della mia voce come se stessi scomparendo), non mi chieda assolutamente in che tipo di scuola mi sono diplomata, perchè in quel caso sarei costretta a mentire spudoratamente, e lei se ne accorgerebbe. Non ho tempo di esercitarmi a dire bugie. Le mie notti le passo a immaginare di essere una protagonista del nuovo film di Paolo Genovese, “Immaturi“. Non so se ho reso l’idea.

Distinti saluti

MikelAlice

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